Sono poche le città italiane dove alla richiesta di un bicchiere d’acqua, nei bar o nei ristoranti, non ci si senta rispondere: “Naturale o gassata ?”. A me è successo solo a Roma e a Trieste di non ricevere questa risposta.
E proprio a Trieste, in un momento in cui si fa un gran parlare d’acqua e sulla sua commercializzazione come un qualsiasi altro prodotto, mi ha stranito il fatto che in una pizzeria non abbiano voluto darci l’acqua del rubinetto millantando possibili multe da parte dell’ASL.
E allora, da bravo cittadino, ho telefonato proprio alla ASL di Trieste per sapere se ci fosse una legge o un' ordinanza che vietasse la somministrazione dell’acqua del rubinetto.
Macchè ordinanza, quale legge?! Il vigile sanitario con cui ho parlato, senza troppi giri di parole, ha finito per confermarmi quello che già sapevo, e cioè, che tutte le volte (o quasi) che i gestori di bar e ristoranti dicono di non poter servire acqua del rubinetto, mentono. E spesso lo fanno solo per poter vendere acqua griffata, che può arrivare a costare anche 3€ al litro: la benzina 1,625€!
A Berlino (come nella maggior parte delle città Europee) normalmente,quando si chiede l'acqua s’intende quella del rubinetto e se uno vuole qualcosa di diverso deve specificarlo e pagare piuttosto care le sue voglie: l’acqua in bottiglia, infatti, costa quanto un’altra bevanda, quanto una Coca Cola o una Sprite.
Negli ultimi 10 anni, viaggiando per lavoro da nord a sud nel Bel Paese, ho sempre chiesto acqua del rubinetto, scatenando reazioni, tra i baristi e i camerieri, che sono andate dall’incredulità alle risatine, dallo scherzo fino alle offese: “Va beh, le dò quella della bottiglia e non gliela faccio pagare!", a cui puntualmente rispondo: “No, mi dia quella del rubinetto: gliela pago se serve!”.
In Italia, l’acqua in bottiglia sembra essere la sola cosa possibile da bere, mentre quella del rubinetto è ormai considerata qualcosa che andava bene nel dopo guerra, roba degli anni ’60, di quando non potevamo ancora permetterci di comprare quelle belle confezioni d’acqua in bottiglia (di plastica!) di tutte le forme e formati, delle più svariate e colorate marche, naturali o gassate, “altissime e purissime” e che “possono avere effetti diuretici”!
Una pubblicità della Sanpellegrino degli anni ’60 recitava: “Diuretica e anticatarrale”.
Acqua che sarà anche “microbiologicamente pura”, ma pure morta, visto che da quando viene imbottigliata, confezionata, stoccata, trasportata, venduta e consumata, non passa meno di un mese.
A bere acqua in bottiglia ci si abitua lentamente, fino a che uno non si convince che sia normale, che sia così ovunque, almeno fino a quando non mette il naso fuori dal Paesello e, di colpo, si accorge che, invece, normale non è. Anzi.
Che gli italiani abbiano un rapporto particolare con “la Mamma” è cosa nota a tutti, ma quale strana magia abbia stregato il loro rapporto con l’Acqua -Madre delle Madri- è davvero un caso Freudiano.
A forza di parlar d’acqua, m’è venuta sete: vado a bermene un bel bicchiere. Del rubinetto, naturalmente.
Ciao!!!!! E aggiungo pure questa: mentre eravamo in Basilicata, più volte, davanti alla mia richiesta di un bicchierino per una delle bimbe, mi restituivano uno sguardo durissmo e l'acqua dalla bottiglia, ovviamente..
RispondiEliminanon mi ero accorta che ci fosse una logica del profitto. pensavo che il mondo fosse bello. comunque io bevo solo coca cola. francesca
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