venerdì 10 febbraio 2012

IN TRANSLATION

Avrei voluto portare anche Nadia, una cara amica empolese in visita a Berlino, a fare il “Berlin free tour” di cui vi ho raccontato un po’ di tempo fa, ma viste le temperature siberiane (a Berlino stanotte si sono registrati -20°!) abbiamo optato per una bella visita ai musei e, dato che il Guggenheim Museum di Berlino il Lunedì è gratuitamente aperto al pubblico, abbiamo deciso di vedere la mostra “Found in Translation” in programma fino al 09.04.2012.
Appena entrati ci ha accolto Saskya, una ragazza berlinese che studia storia dell’arte e che per arrotondare senza fare la cameriera, il lunedì, fa la guida per il Guggenheim Museum di Berlino con indosso una T-shirt con il logo “I love Monday” per sottolineare l’iniziativa del museo.
Saskya è simpatica, spigliata, parla bene inglese (quasi senza accento tedesco) e in meno di un’ora ci ha portato a spasso per la mostra il cui titolo è un chiaro richiamo a “ Lost in translation” film del 2003 di Sophia Coppola. Mentre con la frase “lost in translation” si tende ad indicare tutto ciò che in una traduzione viene inevitabilmente a perdersi, “Found in traslation” è incentrata sul potere delle parole: le opere,infatti, che vanno dal fumetto al film, dalla fotografia al video, mettono in risalto le possibilità, in senso ampio, della traduzione.
I lavori che ai miei occhi sono riusciti di più in questo intento sono stati due: il primo è una video installazione dell’artista statunitense Matt Keegan,  intitolata <<“N” as in Nancy>>, che ritrae la madre, un’ insegnante d’inglese per stranieri, mentre pronuncia parole in inglese con sotto la traduzione in Spagnolo (in un monitor) mentre accanto (in un altro monitor) appaiono immagini, scelte dall’artista da giornali e riviste, che racchiudono lo stereotipo delle parole pronunciate con la chiara intenzione di mettere in risalto i molteplici significati che un’immagine racchiude in sé (ad es. la parola “spazio” associata all’immagine di un astronauta con la bandiera degli U.S.A); la seconda, anche questa una video installazione, è “Cathay”, l’ opera di Lisa Oppenheim che partendo da un’ antica storia cinese tradotta in Inglese ha finito col riprodurla attraverso immagini girate nella China Town di NYC.
Quindi, se capitate nella capitale tedesca con queste temperature, spero di avervi dato una buona dritta su come impegnare bene il tempo senza rischiare l´ assideramento.

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