Ieri mi ha telefonato Federico per dirmi che devo togliere la Vespa dal loro giardino visto che lui e Nadia stanno cambiando casa.
La mia Vespa è un pezzo di ruggine ormai.
Si, la mia Vespa 50, classe 1969, 3 marce, faro tondo, color acqua marina (una volta), è un pezzo di ruggine ormai.
Ed è solo colpa mia, del mio essere negligente e squattrinato e di nessun altro.
Mi fanno la corte da tempo, o meglio, è alla Vespa che fanno la corte, non a me.
Nonostante la ruggine, il faro rotto, la sella marcia, mi hanno fatto offerte economiche appetibili più volte per la Vespa, ma come faccio a venderla, come faccio a vendere un mezzo del genere?
Io non sono neanche uno che sia mai stato maniaco per il mezzo meccanico in sé, anzi devo dire che me ne è sempre fregato il giusto.
E questo, nel caso della Vespa, è un valore aggiunto perché, se non sono maniaco per i motori o cose simili e non riesco a separarmene, significa che è proprio a quella Vespa che sono legato, a lei, alla sua identità, alla sua personalità. Alla sua anima.
Il suono della Vespa è inconfondibile, la sua voce, lo scoppiettio metallico della marmitta quando provi a metterla in moto la mattina, tiri l’aria e brembem, seconda volta, brembembem, via l’ aria e una trerza volt…e brembembembembè, BREMBembembembembè eccola in moto, brembembembè clanc via il cavalletto, brembembembembè stunk, la prima, gas, frizione e via!
mBreeeeeeeeeeembreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeMbreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee……
Che bellezza, che magia.
Quante Vespe, quante persone hanno fatto tutto questo migliaia di volte, centinaia di migliaia di volte. Milioni di volte!
Intere generazioni cresciute con questi suoni nelle orecchie.
E a orecchio potevi riconoscere quando la voce della tua Vespa era rauca, quando iniziava ad avere un po’ di raffreddore, il minimo basso o la gola arrossata.
Iniziavano le cure preventive, la miscela un po’ più grassa col caldo, un po’ di sciroppo col freddo, una pulitina alla candela, una soffiatina e, con le mani sporche di grasso, ti sentivi un po’ meccanico anche tu .
Iniziavano le cure preventive, la miscela un po’ più grassa col caldo, un po’ di sciroppo col freddo, una pulitina alla candela, una soffiatina e, con le mani sporche di grasso, ti sentivi un po’ meccanico anche tu .
Il rapporto con un mezzo del genere era vivo e intimo, simile a quello che si può avere con un animale domestico.
Ma poi i tempi cambiano, si sa, è normale.
E oltre alla Vespa arrivano i motorini, Si, Bravo, Ciao, gli accellera e cammina, niente più marce, al massimo un variatore.
Più semplici da guidare e più facili da maneggiare. Ognuno ancora con il proprio stile però, la propria identità ed una spiccata personalità. Ognuno coi suoi difetti personali, non solo quelli di fabbrica, omologati, puntuali, di regime.
Mezzi, come la Vespa, fabbricati per durare nel tempo, per anni, 10, 15, 20 anni e a volte anche di più di chi li comprava.
Mezzi che passavano di mano in mano, da zio a nipote, da un fratello all’altro. Mezzi fabbricati, forse inconsapevolmente, in un’ ottica ecologica: uno li comprava una volta e li usava fino a che gli servivano. Non diventavano rottami (spazzatura, rifiuti, Napoli, EMERGENZA!) dopo 3 anni.
Ma poi i tempi cambiano, si sa, è normale.
E dopo i motorini e la Vespa, che nel frattempo sono diventati illegali per le emissioni non più ecologiche (?), arrivano gli scooter, sempre accellera e cammina, ma molto più prestanti dei loro cugini monomarcia: più veloci, scattanti, nervosi.
Il suono è diventato un rumore ronzante e il gas rapido, non permette più di andare piano. Lo scooter ha due velocità: o zero o tutta.
Non ci puoi andare a fare una giratina piano, piano, con gli amici o con la fidanzata o tutti insieme.
Non ci puoi andare a fare una giratina piano, piano, con gli amici o con la fidanzata o tutti insieme.
I nuovi scooter sono mezzi pensati per il traffico, per essere i primi a scattare veloci quando il verde scatta al semaforo. Mezzi pensati per dare il meglio di sè in accelerazione, quando il semaforo rosso ha svuotato la strada davanti a te.
E allora quella strada vuota va percorsa veloce. Con una partenza da moto GP.
Per arrivare prima.
Prima degli altri scooter, delle altre macchine. Prima degli altri.
Gas rapido e via, a manetta, per essere primi. I primi a frenare al semaforo rosso 300 metri più avanti e avere di nuovo tutta la strada vuota davanti a te.
Sono mezzi che per le loro caratteristiche ti portano ad essere veloce, competitivo, scattante, frenetico, egoista. A cui non ti devi affezionare perché dopo 2 anni sono già vecchi e dopo 3 vanno buttati via.
Mezzi che riassumono la metafora dei nostri tempi.
Mezzi che soddisfano le nuove esigenze della nuova economia, del nuovo traffico, di un nuovo modo di intendere la vita, studiati per la nuova generazione dal “gas rapido” che vive e risponde al grido di tutto e subito.
No, non sono nostalgico, sono solo un po’ triste nel vedere che la mia Vespa è arrugginita ormai.