mercoledì 24 novembre 2010

La Vespa arrugginita



Ieri mi ha telefonato Federico per dirmi che devo togliere la Vespa dal loro giardino visto che lui e Nadia stanno cambiando casa.

La mia Vespa è un pezzo di ruggine ormai.
Si, la mia Vespa 50, classe 1969, 3 marce, faro tondo, color acqua marina (una volta), è un pezzo di ruggine ormai.
Ed è solo colpa mia, del mio essere negligente e squattrinato e di nessun altro.
Mi fanno la corte da tempo, o meglio, è alla Vespa che fanno la corte, non a me.
Nonostante la ruggine, il faro rotto, la sella marcia, mi hanno fatto offerte economiche appetibili più volte per la Vespa, ma come faccio a venderla, come faccio a vendere un mezzo del genere?

Io non sono neanche uno che sia mai stato maniaco per il mezzo meccanico in sé, anzi devo dire che me ne è sempre fregato il giusto.
E questo, nel caso della Vespa, è un valore aggiunto perché, se non sono maniaco per i motori o cose simili e non riesco a separarmene, significa che è proprio a quella Vespa che sono legato, a lei, alla sua identità, alla sua personalità. Alla sua anima.

Il suono della Vespa è inconfondibile, la sua voce, lo scoppiettio metallico della marmitta quando provi a metterla in moto la mattina, tiri l’aria e brembem, seconda volta, brembembem, via l’ aria e una trerza volt…e brembembembembè, BREMBembembembembè eccola in moto, brembembembè clanc via il cavalletto, brembembembembè stunk, la prima, gas, frizione e via!
mBreeeeeeeeeeembreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeMbreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee……
Che bellezza, che magia.

Quante Vespe, quante persone hanno fatto tutto questo migliaia di volte, centinaia di migliaia di volte. Milioni di volte!
Intere generazioni cresciute con questi suoni nelle orecchie.
E a orecchio potevi riconoscere quando la voce della tua Vespa era rauca, quando iniziava ad avere un po’ di raffreddore, il minimo basso o la gola arrossata.
Iniziavano le cure preventive, la miscela un po’ più grassa col caldo, un po’ di sciroppo col freddo, una pulitina alla candela, una soffiatina e, con le mani sporche di grasso, ti sentivi un po’ meccanico anche tu .

Il rapporto con un mezzo del genere era vivo e intimo, simile a quello che si può avere con un animale domestico.

Ma poi i tempi cambiano, si sa, è normale.
E oltre alla Vespa arrivano i motorini, Si, Bravo, Ciao, gli accellera e cammina, niente più marce, al massimo un variatore.
Più semplici da guidare e più facili da maneggiare. Ognuno ancora con il proprio stile però, la propria identità ed una spiccata personalità. Ognuno coi suoi difetti personali, non solo quelli di fabbrica, omologati, puntuali, di regime.

Mezzi, come la Vespa, fabbricati per durare nel tempo, per anni, 10, 15, 20 anni e a volte anche di più di chi li comprava.
Mezzi che passavano di mano in mano, da zio a nipote, da un fratello all’altro. Mezzi fabbricati, forse inconsapevolmente, in un’ ottica ecologica: uno li comprava una volta e li usava fino a che gli servivano. Non diventavano rottami (spazzatura, rifiuti, Napoli, EMERGENZA!) dopo 3 anni.

Ma poi i tempi cambiano, si sa, è normale.
E dopo i motorini e la Vespa, che nel frattempo sono diventati illegali per le emissioni non più ecologiche (?), arrivano gli scooter, sempre accellera e cammina, ma molto più prestanti dei loro cugini monomarcia: più veloci, scattanti, nervosi.

Il suono è diventato un rumore ronzante e il gas rapido, non permette più di andare piano. Lo scooter ha due velocità: o zero o tutta.
Non ci puoi andare a fare una giratina piano, piano, con gli amici o con la fidanzata o tutti insieme.

I nuovi scooter sono mezzi pensati per il traffico, per essere i primi a scattare veloci quando il verde scatta al semaforo. Mezzi pensati per dare il meglio di sè in accelerazione, quando il semaforo rosso ha svuotato la strada davanti a te.
E allora quella strada vuota va percorsa veloce. Con una partenza da moto GP. 
Per arrivare prima.
Prima degli altri scooter, delle altre macchine. Prima degli altri.
Gas rapido e via, a manetta, per essere primi. I primi a frenare al semaforo rosso 300 metri più avanti e avere di nuovo tutta la strada vuota davanti a te.

Sono mezzi che per le loro caratteristiche ti portano ad essere veloce, competitivo, scattante, frenetico, egoista. A cui non ti devi affezionare perché dopo 2 anni sono già vecchi e dopo 3 vanno buttati via.
Mezzi che riassumono la metafora dei nostri tempi. 
Mezzi che soddisfano le nuove esigenze della nuova economia, del nuovo traffico, di un nuovo modo di intendere la vita, studiati per la nuova generazione dal “gas rapido” che vive e risponde al grido di tutto e subito.

No, non sono nostalgico, sono solo un po’ triste nel vedere che la mia Vespa è arrugginita ormai.





domenica 7 novembre 2010

Una pizza, due bicchieri di vino e…


Scusate lo sfogo, ma non ne posso più di leggere e di sentire notizie sui ritiri delle patenti (e spesso anche delle automobili) a danni di persone che sono colpevoli di aver bevuto 2 bicchieri di “droga legale” nel Belpaese che rimane uno dei più famosi produttori di vino nel mondo.
Da qualche anno il tasso alcolemico è stato abbassato a 0,5 grammi per litro, nella media con quello previsto nel resto d'Europa. Ma tra le molte leggi che un Paese deve ratificare per uniformarsi alle direttive Europee, nel Belpaese ci si dimentica di attuare -fra le tante altre direttive scomode per l’Italia - quelle relative alla viabilità, all’offerta concreta di servizi pubblici, per fornire un’alternativa reale ai cittadini e permettergli di lasciare a casa la macchina e di non cadere nella trappola!
Mi spiego meglio:
negli altri Paesi d’Europa, mentre si abbassano i tassi alcolemici per gli automobilisti si aumentano la frequenza e l’offerta dei mezzi pubblici la sera e nel fine settimana per i cittadini.
Se ad esempio un Venerdì sera alle 01:00 a Berlino, Amsterdam, Praga, Vienna, Parigi, vieni fermato mentre guidi con un tasso alcolemico superiore a 0,5 gr/lt, la polizia ha diritto di applicare una giusta legge perché nel frattempo, intorno a te, in quelle città, scorre un fiume di autobus, tram e metro –non solo di alcol- per tutta la notte. Una valida e concreta alternativa alla tua macchinina per tutta al notte!
Se vieni fermato a Roma o a Milano (Firenze, Bologna, Napoli, Palermo, ecc..) gli autobus, i tram e la metro sono per lo più inesistenti mentre intorno scorre un fiume di macchine con automobilisti che, non potendo fare diversamente, o hanno fatto voto di astinenza (recitato un atto di dolore e due Ave Maria) o sperano che la tagliola scatti al piede di qualcun altro!

Nelle piazze, ormai parcheggi a cielo aperto, con bar, pizzerie e pub, una settimana si e una no, trovi un -amichevole - posto di blocco, che in nome della legge, per la l’ incolumità individuale e quella collettiva ti invita a soffiare in un palloncino per misurare il tuo grado di spregiudicatezza.

Alcune mie amiche 30enni, mamme impeccabili, che non possono permettersi di rischiare la patente -la macchina e la multa- ma che non vogliono neppure rinunciare ad uscire una volta al mese per mangiare una pizza e bere una birra (o due bicchieri di vino) “in banda”, sono costrette ad aggiungere tra i costi della serata 15 € in più a testa per pagarsi un taxi che le riporti a casa dalle loro amate famiglie (Firenze/Prato in taxi 50€/60€).

Nel nostro Belpaese, nelle città dove il servizio di viabilità pubblica funziona (e magari funziona anche bene di giorno)
inspiegabilmente smette di farlo proprio quando ce ne sarebbe più bisogno: la sera dopo le 21:00 e nel fine settimana quando la gente ha più tempo libero e magari ha più voglia di uscire di casa per andare a mangiare e bere in compagnia.

Ho la netta sensazione che ci troviamo di fronte ad una delle tante -troppe- contraddizioni che questo (ex)Belpaese è solito vivere, ad uno dei tanti ricatti a cui siamo costretti a sottostare e pagare, per lo spirito d’adattamento e di sopravvivenza che ci contraddistinguono, mentre rassegnati ci stringiamo nelle spalle a dirci: “ Tanto in Italia è così funziona”.