sabato 30 giugno 2012

A SCUOLA DI TEDESCO


C’è un cinese, un turco, quattro spagnoli, una uzbeka, due polacche, un’ indonesiana, una francese, un greco, un australiano, una statunitense e un italiano. No, non è una barzelletta, sono le nazionalità dei miei compagni del corso di Tedesco B1 plus. M olte volte torno a casa frustrato, soprattutto quando sembro l’ unico a non capire cosa stia succedendo in classe, mentre tutti gli altri sembrano perfettamente a loro agio.
La quantità di informazioni che ricevo (in Tedesco!) mi fa sentire come uno con un bicchiere in mano che, mentre aspetta che gli versino da bere, prende una secchiata d’ acqua che lo sposta di peso e che appena si riha dallo shock e cerca di bere quell po’ d’acqua che c’è nel bicchiere, viene travolto da una seconda secchiata. Lo so’, può sembrare esagerato, ma vi assicuro che sono più le informazioni che uno sente di perdere rispetto a quelle che si riescono a trattenere, che l’immagine che ho descritto non è poi così lontana dalla realtà. Uno degli obiettivi del corso, infatti, è quello di riuscire a dare un vocabolario di circa trecento parole agli studenti di un corso di questo livello e perché questo accada, è necessario usare una quantità di vocaboli dieci volte superiore. Poi c’è la meravigliosa grammatica tedesca(in Tedesco!) per cui è prevista una professoressa apposita, diversa da quella di lingua “normale”, ma di questo preferisco non parlare per evitare di scadere in vilipendii vari.
Ci sono anche giorni in cui le lezioni sono piacevoli e divertenti, a volte addiruttura magiche: l’ultima volta non riuscivo a credere che insieme ad un cinese e a un turco, ognuno con il proprio vocabolario, fossimo riusciti a metterci d’ accordo sul significato di un testo da riassumere in dieci parole chiave da dire alla classe che, incredibilmente, è riuscita a capire e a ricostruire la storia di partenza. Due cose mi hanno colpito molto: 1.Per imparare una lingua nuova bisogna imparare a rispondere continuamente a domande, quali: come ti chiami, da dove vieni, quanti anni hai, che lavoro fai, e a farlo con parole nuove, accettando di avere una nuova identità, di emigrante in un Paese straniero;
2.La scuola dà lo stesso imprinting a tutti, dovunque: mettete dei banchi e una cattedra in una classe e vedrete che gli atteggiamenti di persone di diverse età, razza e nazionalità, saranno simili a quelli dei ragazzi delle medie di un qualsiasi paesino di provincia.

martedì 19 giugno 2012

RAZZISMO CULINARIO

Ogni settimana, da due anni a questa parte, ho l’abitudine di fare una passeggiata al mercato turco di Kreuzberg che si tiene il Martedì e il Venerdì sulla Maybachufer, due chilometri più a ovest sullo stesso lato del canale sul quale abito.Ci vado anche se non ho bisogno di comprare niente di particolare: mi piace camminare fra la gente che guarda, assaggia e compra frutta e verdura, carne e pesce o altri prodotti più o meno esotici in questa specie di bazaar a cielo aperto dove si mischiano voci, veli, colori e odori mediorientali nel bel mezzo della capitale tedesca.L’immigrazione turca a Berlino è iniziata cinquanta anni fa in seguito ad un accordo politico/economico fra la Turchia e la Germania con l’ obiettivo di portare 900 mila operai turchi nei cantieri tedeschi che poi, invece di tornarsene in Turchia come previsto, hanno finito col dare vita ad un fenomeno migratorio che oggi fa della Germania lo stato d’ Europa con la più grande comunità turca (fuori dalla Turchia) e la religione musulmana la seconda del Paese: si stimano, legalmente residenti in Germania, 2,7 milioni di abitanti turchi di cui 125 mila nella sola Berlino.Neukölln, il quartiere dove vivo, e Kreuzberg, con rispettivamente 27 mila e 23 mila abitanti, sono i quartieri turchi per eccellenza.In una realtà così particolare, a 300 metri da casa mia, c’è un macellaio tedesco che ha fatto una scelta di marketing piuttosto coraggiosa: ha deciso di mettere sull’ insegna del negozio, uno a destra e uno a sinistra della scritta “Fleischerei” (Macelleria), due bei maialini rosa e di vendere prevalentemente maiale.E’ cosa nota che i musulmani (come gli ebrei) non mangino maiale, così come è noto che in Germania il maiale, in tutte le sue forme, è il piatto nazionale, quasi sacro!Fra i piatti tipici della cucina berlinese uno dei più famosi è l’ Eisbein (lo stinco di maiale) che la macelleria di cui sopra serve ogni Giovedì, con crauti e patate, a 6€. Il risultato di questa scelta è che i tedeschi residenti a Neukölln e gli operai che si trovano a lavorare in zona fanno la fila per mangiare uno dei loro piatti preferiti a buon prezzo, mentre i turchi si tengono ben alla larga da un posto che impuzzolentisce la strada di maiale lesso. Che in Europa, da qualche anno, soffi un vento di destra nazionale è abbastanza evidente, ma che si arrivi a fare anche del “razzismo culinario” è piuttosto preoccupante.

lunedì 11 giugno 2012

LA TANGENTE PER MELAMPO

Melampo era un cane da guardia in “Le avventure di Pinocchio”. Alcune faine avevano comprato il suo silenzio con “una gallina bell’e pelata” ad ogni visita che andavano a fare al pollaio. Una notte Pinocchio,sorpreso a rubare l’uva nel campo, fu messo a catena al posto del povero Melampo morto da poco, ma riuscì a riscattare la sua libertà fingendo di accettare la tangente dalle faine, che invece furono denunciate appena entrate nel pollaio.
La prima volta che mi sono trovato di fronte al sistema delle tangenti, alla consuetudine del dover “pagare per lavorare”, mi sono
stupito di quanto questa fosse radicata nella mentalità delle persone comuni, nelle piccole cose, nella normale vita e di tutti i giorni:
avevo appena messo piede in teatro (1999), come tecnico di uno spettacolo di danza. Inesperto e incantato, ignaro dei meccanismi
dell’ambiente, vengo subito “iniziato”. Un responsabile tecnico del Metastasio mi propone, privatamente, di costruire dei mobili da esposizione per degli stabilimenti termali di proprietà dell’ArtHotel: io dovevo fare il progetto e la costruzione, lui le luci e una persona di sua fiducia all’interno dell’amministrazione, fare approvare il preventivo in cambio del 20% sull’affare. Come Pinocchio, fingo di accettare l’accordo, presento il preventivo(non gonfiato
della tangente), faccio il lavoro, riscuoto il compenso e non do una lira a nessuno dicendo di non essere d’ accordo con quel sistema. Per questa mia “scorrettezza” sono stato rimproverato e avvertito del
fatto che “se vuoi lavorare, a Prato funziona così, il sistema è questo”. Se dopo tre stagioni da tecnico al Metastasio ho preferito le tournèe da freelancer era per la voglia di fare esperienza e per la
mia incapacità di convivere con una mentalità mafiosa e clientelare,di accettare loschi affari con viscidi personaggi. Se oggi qualcuno si gode il lusso della pensione, qualcuno ha fatto carriera, qualcuno è rientrato dalla finestra e qualcun altro è vice presidente nel CdA del Metastasio mentre è presidente del Politeama, è perché “a Prato funziona così, il sistema è questo”, nonostante gli sforzi di quei pochi -grandi- onesti che continuano a fare bene il loro lavoro e che tentano eroicamente di cambiare le cose. A distanza di anni mi scopro pentito di non aver denunciato “le faine” per tempo come ha fatto Pinocchio, ma contento di non aver mai accettato “di reggere il sacco
alla gente disonesta”.

lunedì 4 giugno 2012

LA COLLINA DEL DIAVOLO



Per la Chiesa Protestante l’ascensione di Gesù (Himmelfahrt) si festeggia quaranta giorni dopo la Pasqua ed è considerata festa nazionale. I tedeschi la celebrano riunita alla festa del papà. E’ tradizione, infatti, che gruppi di soli uomini, di età variabile, si riuniscano per fare gite fuori porta, trascinandosi dietro carretti di legno pieni di birre e musica ad alto volume. Questa miscela li rende inevitabilmente ubriachi, rumorosi e, qualche volta, anche molesti.

Con alcuni amici (uomini e donne!), in occasione della festività, abbiamo improvvisato una gita in collina, a Taufelsberg che, con i suoi 114 metri sul livello del mare è uno dei punti più alti di Berlino. E’ un posto estremamente affascinante, ad ovest (geografico ed ideologico) della città, da dove si gode una bellissima vista, completamente immerso nel verde, la cui altezza, però, non è dovuta alla naturale orografia del luogo, ma ai resti dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra, infatti, le macerie di Berlino sono state “stoccate” sotto forma di berg (collina/monte) che oggi, ricoperte di terra e di verde, sono luoghi di interesse turistico, oltre ad aver dato i nomi a famosi quartieri come Kreuzberg o Prenzlauer Berg. Ma la “Collina del diavolo” (Teufelberg) ha un’ altra interessante caratteristica: per alcuni decenni, durante il periodo del muro, è servita come stazione d’ ascolto agli alleati per spiare la DDR. Ho sempre pensato che certe cose fossero solo fantasie, invenzioni di alcuni sceneggiatori di film di spionaggio, ma invece i resti delle torri e dei radar in cima a Teufelberg dicono il contrario: ci sono quattro torri di diverse altezze con in cima dei radar bianchi a forma di palla, simili a quelli che ci sono sopra alle torri di controllo degli aeroporti. Questi radar servivano da enormi padiglioni auricolari, a catturare dall’ alto della collina buona parte delle comunicazioni radio, militari e civili, della Germania dell’ est, che venivano trasferite, registrate e ascoltate pochi piani più in basso, negli uffici di questa singolare stazione di 007. Oggi, quel che resta di questa stazione, completamente abbandonata e fatiscente, è meta di curiosi che, come me, amano ficcare il naso nei resti di un mondo che fino poco più di vent' anni fa si spiava e si sfidava da una parte all’ altra del muro.
E io che pensavo che certe cose le facesse, da vero ganzo, soltanto Bond, James Bond.