domenica 30 ottobre 2011

“SE UN UOMO HA FAME NON REGALARGLI UN PESCE, MA INSEGNAGLI A PESCARE”


Non volevo scomodare la saggezza cinese che questo antico detto racchiude in sé, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho scoperto l’esistenza del Regenbogenfabrik 
(Fabbrica-arcobaleno).
Avevo i freni della bici completamente finiti, anzi peggio, erano così sbilenchi che mi rallentavano mentre andavo e non frenavano quando serviva (la bici, metafora della vita).
La maggior parte dei “biciclettai” di Kreuzberg e  Neukölln, anche per una piccola riparazione, si prendono la bici in ostaggio per due o tre giorni e quando te la rendono ti presentano un conto che, a volte, vale più della bici stessa.
Allora ho chiesto ad alcuni amici berlinesi e ho scoperto l’esistenza del Regenboghenfabrik appunto: un’officina per biciclette (una delle più antiche di Berlino) che mette a disposizione i propri attrezzi, i pezzi di ricambio e l’aiuto di personale capace e specializzato che ti assiste e, soprattutto, ti insegna a fare le riparazioni di cui la tua bici ha bisogno.
Sono aperti dal Lunedì al Venerdì con orari e modalità particolareggiati: il Mercoledì, ad esempio, è aperto solo alle donne e anche l’assistenza tecnica è tutta al femminile; il Giovedì, invece, è dedicato ai bambini fino a 12 anni.
Funziona così: ci vai e ti registri segnando l’ora di arrivo e il tuo nome su un bigliettino e, quando hai finito, vai alla cassa e paghi 3€ l’ora per l’uso dell’officina e, se ne hai avuto bisogno, i pezzi di ricambio(ruote, copertoni, camere d’aria, manubrio, sellino, ecc.) a prezzi incredibilmente economici!
Erano anni che non riparavo una ruota bucata, o il filo del freno di una bicicletta e devo ammettere che ho riscoperto un certo gusto nel farlo e nel vedere che sono ancora capace. Adesso, sapendo che ho un’intera officina a disposizione per 3€ l’ora, mi viene spontaneo pensare a tutte quelle migliorie, a quelle modifiche che posso fare alla mia bici, senza più il terrore di dovermela far sequestrare per giorni e di dover pagare salatissimi riscatti. E senza neanche avere il piacere di dedicare un po’di tempo alla bici e a me stesso.
Vuoi mettere, oltre al risparmio, la soddisfazione di vedere la tua bici riparata e splendente, mentre, con le mani sporche di grasso, rimetti gli attrezzi al loro posto dentro il Regenbogenfabrik, e pensi, tutto orgoglioso, alla prossima modifica o riparazione?

martedì 25 ottobre 2011

DIMMI CHE ORE SONO E TI DIRO' CHI SEI


Le stranezze e le difficoltà per chi vuole imparare una lingua straniera sono tante e varie.
La cosa che colpisce (e colpisce forte!) del Tedesco è che è duro nei suoni e da imparare, specie se si studia poco come faccio io.
Ma da quel po’ che ho imparato sono rimasto colpito dal rapporto che i tedeschi hanno con il tempo e quanto questo condizioni la lingua e il loro modo di essere. Mi spiego meglio: normalmente, in più di una lingua, per fare una frase si mettono in fila il soggetto, il verbo e i complementi.
Ma non i tedeschi, loro amano la suspance! Il più delle volte il verbo, in Tedesco, viene messo in fondo alla frase, così per mischiare un po’ le carte in tavola.
Quando qualcuno inizia un discorso, infatti, mi devo ricordare di  non scoraggiarmi subito, e anche se non capisco tutto mentre ascolto, so che alla fine della frase arriverà il tanto atteso verbo a far luce sui molti misteri che si sono andati a formare.
Uno dei più amati è il verbo Machen(Fare): i tedeschi fanno, fanno, fanno...un sacco di cose: lavorano, studiano, leggono, vanno in bici, fanno sport, vanno in sauna, in piscina, vanno al cinema -come tutti, direte voi. E invece no!- il tutto, anche se senza frenesia, viene fatto in maniera schematica, programmata, ossessiva.
C’è solo una cosa che i tedeschi non riescono proprio a fare: stare fermi, nel dolce far niente!
Ma è con gli orari che raggiungono la vetta della vette, il sublime: se per caso qualcuno è in ritardo (succede anche a loro) usano dire “Ich bin zu spät” (sono troppo in ritardo), anche se non è ancora troppo tardi.
Pur avendo la frase “Wieviel Uhr ist es ?” (Che ore sono ?) amano usare la versione “Wie spät ist es ?” (Quanto è tardi ?).
E ovviamente, le giuste domande meritano risposte adeguate:
per dire che sono le 5:30, in Tedesco si dice “halb sechs”, cioè che manca mezzora alle 6:00. Si guarda in avanti, all’ora che viene dopo, non a quella in cui si è; un po’come quando noi diciamo che mancano venti alle sei quando sono le 5:40. E, seguendo questa logica, secondo voi, come diranno i tedeschi che sono le 5:20 pur avendo l’espressione “fünf Uhr zwanzig” (le cinque e venti) ?
Si, avete indovinato: sono capaci di dire “zehn vor halb sechs”, cioè che mancano “10 minuti a mezzora alle 6:00”.
Sarà per questo che la Germania è considerato, tra i Paesi europei, quello più “avanti” ?


CARA SCUOLA


Quest’anno ho fatto le mie “vacanze italiane” a Settembre, proprio in coincidenza con il tanto atteso(e temuto)rientro a scuola e tutto ciò che ne consegue: zaini e cartelle, astucci e quaderni, grembiuli e colletti, ma soprattutto libri, libri di testo!
Quando sono entrato in edicola per comprare (l’ineguagliabile) “Il Vernacoliere”, infatti, ho trovato una fila anomala di ragazzini silenziosi, in attesa del loro turno. L’edicolante, che ha letto il panico disegnarsi sulla mia faccia, ha avuto il buon senso di non farmi aspettare mezz’ora, visto che il ragazzino che aveva davanti aveva in mano la lista dei libri per la prima superiore e aveva iniziato ad elencarli per materia, titolo, autore e casa editrice.
Mi è subito venuto in mente lo stato d’animo che avevo io tutte le volte che mi sono trovato nei suoi panni, in quella situazione che ti fa avere piccole fitte e spasmi ad ogni libro che l’edicolante ti mette davanti per il peso specifico del “mattone” di turno che ti dovrai portare a spasso nello zaino, e su cui dovrai studiare per poi essere interrogato.
Il colpo più grosso arriva insieme al conto, quando il genitore (o nonno di turno) ti fa le inevitabili raccomandazioni, a ciò che quel mezzo stipendio non vada sprecato, mentre, con gli occhi lucidi, paga l’edicolante!
Ho fatto un calcolo “alla volé” per avere un’idea di quanti soldi hanno speso i miei genitori per i miei 13 anni di scuola dell’obbligo, prendendo per buono il dato medio del “caro scuola” della Federconsumatori di 468€ annuo a famiglia (solo per i libri): ho dovuto rifare l’operazione più volte, perché non volevo credere alla cifra che leggevo sulla calcolatrice!
Non appena sono tornato a Berlino ho iniziato a cercare sul web cifre e dati per fare un confronto, ma senza risultati. Allora ho iniziato a chiedere ai miei amici tedeschi e ho capito che c’era qualcosa di strano nelle mie domande quando tre persone, consecutivamente, mi hanno risposto: ”Ma perché comprare i libri per la scuola? I libri, in Germania, te li prendi, gratuitamente, in comodato d’uso, dalla biblioteca dell’istituto che frequenti, all’inizio dell’ anno. Certo, qualche libro lo devi comprare, quelli dove devi farci sopra gli esercizi, ad esempio, ma il grosso no, te lo passa la scuola”.
Allora mi sono ricordato che anche in Italia c’erano delle copie omaggio che arrivavano a scuola, ma, ironia della sorte, erano destinate ai prof., agli unici che non sono obbligati per legge ad andare a scuola per 15 anni, ma che vengono pagati per farlo, magari non tantissimo, ma pagati.

GERMANIA RIUNIFICATA E CONTAMINATA

Il 3 Ottobre la Germania festeggia la riunificazione tra l’ Est e l’ Ovest della nazione (1990).
Anche qui, il “ponte” (era lo scorso lunedì) ha fatto muovere le masse che, approfittando dei 24° e di 2 settimane consecutive di sole (che ha latitato per tutta l’estate!) hanno dato vita ad un vero e proprio esodo: gite fuori porta, ai laghi o nei boschi, da amici o parenti, in bici o in auto, purchè si godesse di questo inizio Autunno inaspettatamente estivo.
E anche chi ha deciso di rimanere in città, ha trovato la maniera di godersi il lungo W-E, mettendo barchette, canoe e canotti nel canale o, più semplicemente, organizzando un picnic con “grill” in uno dei tanti parchi di Berlino.
Noi, abbiamo scelto il Goerlitzer Park, proprio nel cuore di Kreuzberg.
Dopo esserci divisi i compiti, ci siamo dati appuntamento per il Lunedì verso le 14:00 nel parco, nel posto dove di solito giochiamo a pallone (si, a pallone, non a calcio!) e abbiamo iniziato ad “apparecchiare” il nostro picnic con coperte, tovaglie, pane, insalate, birre e vino, dolcini (fatti o comprati) e carne e verdura da grigliare: si perchè, qui, nei parchi, è possibile, normale e molto diffusa l’usanza di portarsi il proprio barbecue per e arrostire nel bel mezzo della città a tutte le ore del giorno e della notte !
Questa possibilità, il giorno di festa e, soprattutto, la giornata di sole splendente, hanno trasformato il parco in una “sagra della carbonella”, improvvisata e autogestita.
Il risultato è stato sorprendente, perché fra berlinesi doc, famiglie turche, berlinesi d’adozione e turisti , la quantità di persone che hanno iniziato ad accendere e sventolare carbone ha fatto si che, verso il tramonto, tra gli alberi del parco, scendesse una fittissima nebbia.
Ma non quella fatta di goccioline d’acqua in sospensione nell’aria, bensì quella del fumo delle migliaia di persone che hanno arrostito di tutto, per ore, nel parco.
Questa  usanza, i Berlinesi, l’hanno acquisita dai Turchi (la comunità straniera più numerosa in Germania è quella turca con 2,7 milioni di abitanti) che, come spesso avviene nei processi di integrazione, mentre si imparano usi e costumi del Paese ospitante, gli “indigeni” finiscono col farsi contaminare da alcune usanze degli ospitati.
E anche se negli ultimi mesi, le destre europee, anche quelle più moderate (Merkel compresa) hanno decretato il fallimento del multiculturalismo in Europa, la nebbia che ha avvolto i tanti parchi di Berlino in occasione della riunificazione delle due Germanie, sembrava un chiaro segno di multiculturalismo ben riuscito.