mercoledì 27 aprile 2011

Wi-fi

Coninuo a stupirmi,è più forte di me. Apro il web e trovo notizie che mi colpiscono,non tanto per i dati che riportano,ma per quello che (non) c’è scritto “tra le righe”: “Dal confronto con il resto del mondo,l'Italia si piazza al quattordicesimo posto,con 2000 punti di accesso in meno della Turchia (10° posto) e 1.300 di Taiwan (11° posto). Così pure sono lontanissimi i vertici della graduatoria mondiale dominata dal Regno Unito con quasi 113 mila punti di acceso wi-fi a internet”. (Yahoo! News del 12 Aprile 2011).
Non mi stupisce,infatti, che l’Italia sia al 14° posto nella classifica mondiale per gli accessi ad Internet,ciò che mi stupisce,invece, è che, in quell’ articolo, non si fa riferimento al fatto che l’Italia è stato l’unico Paese in Europa che, negli ultimi 10 anni, ha introdotto limiti, freni e restrizioni ad internet, in nome della sicurezza e della lotta al terrorismo.
Il 31 Dicembre 2010, alle 10:00 del mattino, Lorenzo, un mio grande amico di Prato, non ha potuto resistere: mi ha mandato una mail con la notizia che la legge Pisanu non era stata prorogata, come era successo, di anno in anno, dal 2005 al 2010. Era l’ora!
Adesso, però, con tutto il ritardo accumulato c’è da darsi da fare, -rispondo io- non basta togliere le restrizioni per adeguarsi al passo del resto d’Europa che nel frattempo è andata avanti. Ora c’è da spingere,da incentivare,da sostenere,da invogliare i proprietari di Bar o altri locali, le pubbliche amministrazioni e altri enti a mettere punti di accesso ad Internet wi-fi senza costi per gli utenti,senza dover registrare documenti e senza spese esose per i “pionieri” di questa infrastruttura.
Non molto tempo fa, sono stato a vedere una mostra in un museo qui a Berlino e, proprio alle spalle del banco dove davano le audio guide, la freccia sul muro indicava:  WC, Internet.
Tra i servizi che un museo dà ai suoi visitatori, a Berlino, i bagni e internet sono messi sullo stesso piano, in tutti i sensi.
Speriamo che, oltre ad aver tolto i freni al progresso di questa tecnologia, il Belpaese si metta a fare una vera politica di adeguamento alla svelta,visto che Internet era il futuro 20 anni fa, ma oggi è un presente indispensabile.
Leggendo “L’era dell’accesso” di Jeremy Rifkin mi hanno colpito due passi: in uno c'è scritto che “Nella sola Manhattan ci sono più linee telefoniche che in tutta l’Africa sub-sahariana”;
nell' altro “Il divario fra chi ha e chi non ha è ampio, ma ancora più ampio sarà quello fra chi è connesso e chi non lo è”.

martedì 12 aprile 2011

Trasparenza

Tutte le volte che vengono a trovarmi amici o che qualcuno mi chiede cosa ci sia di interessante da vedere in una città come Berlino,  rispondo sempre: “Il Berlin free tour”, che altro non è che una delle tante visite guidate di Berlino.
 Questo tour gode di una rara particolarità: è gratuito (o quasi) se in Inglese o in Spagnolo.
Parte tutti i giorni dalla porta di Brandeburgo e prosegue, lungo la linea del Muro, per i principali luoghi di interesse della città: dal Reichstag (sede del Parlamento Tedesco) al Checkpoint Charlye (uno dei più famosi checkpoint durante il periodo del muro), dall’ Isola dei Musei ai vecchi giardini reali.
Il giro (in 3,5h) ripercorre “dalle ore più buie ai momenti più brillanti” la storia della città.
Per il gran finale, (subito prima di chiedere la mancia!) le guide, che nella maggior parte dei casi sono giovani studenti, si riservano il racconto di come si è arrivati alla caduta del Muro: se non ve lo ricordate, vale la pena andare a ricercare!
L’ultima volta che ho (ri)fatto il tour era la scorsa settimana, proprio mentre in Italia, il Parlamento dava un altro chiaro esempio al Paese (e non solo!) di che pasta è fatta la classe politica italiana.
La guida di questa volta, Peter, ha detto delle cose sul Reichstag (oggi Bundestag) che mi hanno colpito: 
la prima è che un misterioso incendio appiccato nell’ edificio, nel 1933, fu il pretesto che dette ai nazisti poteri speciali contro il terrorismo (che di fatto sospendevano gran parte dei diritti civili);
la seconda è che l’edificio, inaugurato nel 1894, frutto di un travagliato concorso architettonico, fu acclamato all’ epoca per la sua cupola di vetro e acciaio e per l’emblematica trasparenza.
Restaurata nel ’92, la cupola del Bundestag è oggi una delle mete turistiche più battute della città e si può visitare anche mentre il Parlamento è nel pieno delle sue funzioni: la trasparenza funziona in tutti e due i sensi e permette ai visitatori di vedere la classe politica al lavoro, e, allo stesso tempo, serve a ricordare ai politici, tutte le volte che alzano la testa, da chi sono stati eletti e nell’interesse di chi stanno lavorando, visto che sulla facciata dell’edificio c'è scritto: “DEM DEUTSCHEN VOLKE” che significa “AL POPOLO TEDESCO”.

martedì 5 aprile 2011

Una società di figli unici

Fino a due anni fa, Prenzlauer Berg, un quartiere della Berlino Est, deteneva il primato delle nascite in tutta la Germania.
Dopo la riunificazione delle due Berlino, i ceti meno ricchi, artisti e studenti, si sono spostati nei quartieri dell’Est della città, dove gli affitti costavano sensibilmente meno. Se a questo si aggiunge che il costo della vita (non solo degli affitti) in quei quartieri, alla fine degli anni ’90, era tra i più bassi della Germania è facile capire perchè, Prenzlauer Berg, sia stato un quartiere ambìto da molte giovani coppie che, in poco tempo, hanno fatto registrare il tasso di natalità più alto della nazione. Oggi, dopo una radicale ristrutturazione e ammodernamento, quel quartiere ha sensibilmente camabiato faccia (e fascia di prezzi) e questo ha dirottato in altri  quartieri, come NeuKoelln (dove vivo) o Wedding, lo stesso fenomeno.

Sono andato a cercare i dati relativi alle nascite in Italia in quel periodo: nel 1995, nel Belpaese, si è registrato il livello di fecondità tra i più bassi al mondo (ISTAT). 

Mi è venuto in mente il mio prof. d’ Italiano che in una lezione di ed. civica ci spiegava che “la più piccola forma di società è la famiglia, e che proprio in famiglia si imparano” -e si imparano!- “molte di quelle regole non scritte che poi regoleranno i nostri rapporti con gli altri e nella società in generale”.
La mia generazione (io ho 37 anni) è una generazione cresciuta con fratelli e sorelle, con cui ha imparato a condividere e a fregarsi di tutto, a parlare male dei propri genitori e a fare a gara per conquistarne più attenzione, a prendersi bene, bene per il culo, a fare a botte per una maglia o per un giocattolo, per poi fare pace e andare a far merenda insieme.

Negli ultimi 10 anni, in Italia, da quando amici e conoscenti hanno iniziato a fare figli, ho notato che le gravidanze sono contagiose e che contagiosa è anche la scelta di fare un solo figlio. 
Così, in pochissimo tempo, mi sono ritrovato circondato da una meravigliosa schiera di “nipotini” tutti figli unici!
Figli che non sembrano più essere la naturale conseguenza di un rapporto e un progetto di coppia, ma piuttosto, l’appagamento di un desiderio di maternità (su “La Stampa.it” ho letto che a Milano e a Torino, una mamma su cinque dichiara di non avere il compagno).

Certo, i tempi del boom economico sono lontani ricordi, la vita ha un altro costo e i prezzi delle case costringono le giovani coppie a comprare appartamenti di 60 Mq -quando va bene- e a pagarli in 30 anni.

E quanti figli puoi fare in 60 Mq a tasso variabile?
E che società sarà una società di figli unici?
Io figlioli non ne ho, ma nel caso in cui decidessi di…uno solo, no.