Blog di Ettore Melani. In questo blog trovate gli articoli della mia rubrica, pubblicati su "Metropoli" di Prato, settimanale con cui collaboro come corrispondente da Berlino. Inoltre, ho il piacere (e l'onore !) di riportare le lettere che, il "semper miticus" Cardinali, ogni tanto mi pubblica sul Vernacoliere. Non siate avari di commenti anche se è solo un blog e non "Feisbuk"! Buona lettura.
lunedì 21 maggio 2012
SE SI PUO' SI DEVE!
Quando l’ho visto non ci volevo credere e mi sono chiesto se avevo un’ allucinazione. Poi mi sono allontanato un po’, per guardare meglio e, no, non era un’ allucinazione: quello parcheggiato sul balcone di un palazzo, era proprio un SUV!
Una cosa del genere, già surreale di per sé, diventa ancora più assurda se succede in una città come Berlino, che ha i suoi momenti di traffico nelle ore di punta, ma non di parcheggio, almeno non così seri. Ho osservato quell’ immagine per un po’, per capire come sia tecnicamente possibile parcheggiare una macchina su un balcone, e quale sia, se c’è, il processo razionale che spinge un essere umano a mettere la propria auto, praticamente, dentro casa.
Passi che un architetto e un ingegnere hanno disegnato, progettato e fatto costruire un edificio del genere, ma davvero la possibilità che ci danno di “fare qualcosa” può diventare un valido motivo “per farlo” al punto di mettere un SUV accanto al letto come fosse la culla di un bimbo?
Tempo fa scherzavamo con Alessio (che vive a Praga) sulle reazioni che hanno i nostri amici quando scoprono che fuori dall’ Italia, nei locali pubblici, si può ancora fumare. Insieme alla prima sigaretta gli si accende uno spirito di rivalsa e iniziano a fumare quante più sigarette è possibile, perché: “Se si può, allora ne fumo un’ altra”. Ho riassunto la cosa nel motto: “Se si può, si deve!”. Ma con le sigarette è difficile fare paragoni, perché la nicotina è una droga e per dipendenza, assuefazione e alterazione della percezione è fra le più pesanti. Allora ho provato a vedere se il principio vale applicato ad altro: sui danni che provoca la telefonia mobile, purtroppo, dovremo aspettare ancora una ventina d’anni, quello che già si sa non ci basta, nonostante ci siano già dati allarmanti e luoghi dove il divieto di usare il cellulare è tassativo (ad es. sugli aeroplani), così come è proibito telefonare mentre si guida se non si usa l’auricolare. Basterebbe il buonsenso a farci ammettere che è la conversazione al telefono che ci porta ad avere atteggiamenti pericolosi e non la mano impegnata, visto che quando guidiamo possiamo mangiare, bere, fumare senza problemi e che al telefono siamo pericolosi anche a piedi. Ma visto che con l’auricolare si può...Allora delle due, l’una: o il “Se si può, si deve!” è vero ed è sufficiente a farci azzerare il buonsenso, oppure bisogna iscrivere nel libro delle droghe anche l’auto e il cellulare.
lunedì 14 maggio 2012
LE CACCHE DEI PADRONI
Non avevo mai visto
cani così educati prima d’ora. In Italia ero rimasto stupito da come alcuni
amici fossero riusciti a farsi ubbidire dal proprio cane anche solo a gesti, ma
erano delle eccezioni. Qui a Berlino, invece, sembra essere normale. Ci sono
tantissimi cani, ovunque, e la maggior parte di loro sembrano usciti da scuole
dove gli hanno insegnato a non abbaiare e a non litigare con gli altri cani
mentre aspettano, seduti o sdraiati, fuori da quei negozi dove “loro non possono
entrare”, che torni il padrone per riprendere la passeggiata. Nei ristoranti e
nei bar dove sono ammessi, invece, entrano e scompaiono silenziosi sotto il
tavolo e, cosa più incredibile, non elemosinano cibo né al padrone né ai
vicini. Vanno a passeggio trotterellando di fianco alle bici, con o senza
guinzaglio, si fermano sul ciglio della strada e, anche se il padrone ha già
attraversato, aspettano seduti il comando per poterlo fare. La cosa più
incredibile che ho visto è stato un cane che ha resistito all’ istinto di
correre dietro alla palla: era stato portato nel parco per correre e giocare,
ma quando ha sentito “sitz”, si è seduto ed è rimasto fermo anche dopo che la
sua palla ha iniziato a rimbalzare lontano. Le zampe posteriori scalpitavano e
scavavano il terreno dalla voglia che avevano di correre, ma è partito soltanto
dopo il comando convenuto! Non so se bisogna essere più bravi o più tedeschi
per insegnare ad un cane a reprimere un istinto così primordiale, fatto sta che
ci riescono. E’ davanti all’istinto della cacca che anche i cani berlinesi
diventano normali: quando scappa, scappa. C’è poco da essere educati!
Quello che stupisce,
però, è che alla capacità che hanno di educare i propri cani, i tedeschi
contrappongono la totale assenza di volontà di raccogliere e buttare le cacche
che i loro educatissimi amici fanno nelle compostissime passeggiate. E,
infatti, questa città è indecentemente condita, decorata e farcita dalla cacca
dei cani.
Qualche giorno fa ho provato a farmi ubbidire dal cane di un amico, ma al mio “sitz und platz” ha risposto con un’alzata di ciglio e ha continuato a camminare ed annusare la strada che aveva davanti: ha sentito benissimo che chi gli dava i comandi era poco credibile e poco tedesco, anche perché, qualche secondo prima, avevo raccolto e buttato nel cestino la sua cacca sotto gli occhi increduli del padrone.
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