Mentre per i venti anni della caduta del Muro di Berlino ci sono stati preparativi, pubblicità e festeggiamenti, per la ricorrenza del 50esimo anniversario della sua costruzione non c’è stata la stessa eco mediatica, ma una più silenziosa commemorazione per ricordare quegli anni terribili e le vittime che, nel tentativo di fuggire ad ovest del “muro della vergogna”, hanno trovato la morte.
Leggendo gli articoli riguardanti entrambe le ricorrenze, mi sono accorto di come si dia per scontata un’ informazione che scontata non è: Berlino è stata la città del confine ideologico fra l’Est e l’Ovest in Europa, non di quello geografico.
Se prendiamo una cartina della Germania del ’49 (nascita della DDR), si vede bene che Berlino è per intero nella Germania est e ben distante dal confine con la Germania ovest.
Le due Germanie confinavano almeno 150 km più ad ovest di Berlino, ma per una serie di motivi storici, politici e logistici, nel dividere in due macro mondi l’Europa (Conferenza di Jalta,1945), un piccolo microcosmo di ovest è finito col germogliare proprio in quella che, di lì a poco, sarebbe diventata la capitale della DDR.
Questo “vizio” di fondo ha progressivamente innescato quella serie di dinamiche che, nel 1961, hanno portato alla costruzione del muro di Berlino, per arginare la fuga di tutti quei cittadini che dall’est migravano ad ovest (ca. 2.500.000 persone fino al ’60).
Il muro, che è stato costruito intorno a quella piccola porzione della città controllata dalle forze alleate (U.S.A., Inghilterra, Francia), ha finito col dare vita ad “un isola di ovest” nel bel mezzo “del mare dell’est europeo” creando così un punto di forte attrito più che un luogo di confine fra il capitalismo e socialismo che, in piena guerra fredda, si sono contrastati e sfidati con ogni mezzo.
E’ strano vedere che, su una linea di confine lunga 7.000 km (La cortina di Ferro), che ha diviso l’Europa geograficamente, politicamente e ideologicamente, dalla Scandinavia alla Turchia, per più di 30 anni, solo all’ombra del muro si siano registrati così tanti tentativi di fuga (ca. 100.000 persone dal ’61 all’89) proprio mentre era uno dei luoghi più sorvegliati di tutto il continente (sbarramenti anticarro, cani da guardia, 300 torri con cecchini armati per controllare appena 43 km di muro).
Da quale lato pesino di più le responsabilità di uno dei periodi più bui del ‘900 non è facile dirlo.
E’ evidente, però, che nell’ ‘89 il Muro è crollato, e che le sue macerie sono finite tutte ad Est.
Me ne sono accorta solo ora! Ma praticamente erano gli "occidentali" di Berlino ad essere circondati! E incredibile come ben 2.500.000 persone abbiano tentato la fuga dall'Est proprio lì. E come si è concepito quel piccolo nucleo dell'Ovest in piena DDR? Francamente non riesco a capire, ma l'argomento merita un approfondimento, sempre che si riescano a trovare documenti sufficienti atti a chiarire questa "stranezza" geopolitica. Complimenti per le osservazioni riportate nel blog!
RispondiEliminaUna cosa che non capisco e che non è ripotato sulle cartine e nei commenti, " Ma questo muro, era stato eretto anche ai confini di Polonia e Rep. Ceca?" ed ancora " Si è tanto parlato di persone che scappavano verso la Germania ovest,.... vorrei sapere, quindi scappavano anche verso Polonia e Cecoslovacchia, o verso lo sbocco al mare?"
RispondiEliminaGrazie