domenica 22 gennaio 2012

ATTUALITA' D' ALTRI TEMPI #2


Non molto tempo fa, c’è stato un giovane avvocato che ha accettato di difendere un personaggio piuttosto scomodo e ambiguo, pur di affermarsi nel lavoro e nella vita.
E’ successo a Roma, quando un famoso e noto avvocato, patrocinatore in cassazione, non appena eletto deputato in parlamento, per non dare adito a critiche, ha spedito il neo assunto Avv. Gianni Perego di Pavia a “scaricare” uno scomodo cliente, un grezzo e potente imprenditore edile, sul quale pendevano svariate e pesanti accuse: corruzione di pubblici ufficiali, frode, costruzioni illecite, raggiro dell’altrui credulità, false licenze comunali, peculato, bancarotta fraudolenta, appropriazioni indebite, rimozione di segnali di pubblico pericolo e omicidio colposo per la morte di due operai nei suoi cantieri, per mancata applicazione delle norme di sicurezza.
Alla fine del lungo elenco, il giovane e moralmente integro avvocato ha detto chiaro e tondo all’imprenditore che, anche se “a uno come lei può sembrare incredibile, esistono sprovveduti che rifiutano di difenderla e che rinunciano al guadagno”.
Alla fine di un intenso e sentito discorso, l’imprenditore ha convinto il giovane avvocato a ripensarci, ad accettarlo come cliente e “di mettere la carta bollata” in cambio “della carta filigranata, per mandare in galera tutti, fino a che giustizia la trionferà”.
Nel giro di qualche anno, l' Avv. Gianni Perego di Pavia, è diventato l’uomo chiave dei i loschi affari dell’imprenditore, nonché suo genero.
Ma per diventare definitivamente amministratore unico degli affari dell’impresa “Romolo Catenacci”, il giovane rampante ha dovuto scontrarsi con la mentalità retrograda del rozzo e ormai anziano imprenditore, ancora legato ai meccanismi del vecchio potere: “ bisogna possedere e controllare i piani regolatori, non la ‘tera’-ha sbottato Perego in faccia al suocero- “qui siamo ancora alla bustarella all’ assessore, mentre invece la grande industria, quella vera, si fa sostenere dal potere politico. Lo vuol capire che bisogna cambiare sistemi, bisogna farsi quotare in borsa. Con le sue furbizie e le sue piccole ‘drittate’ da capomastro, abituato a rubacchiare sui mattoni, lei sta sempre sulla soglia della galera. Non c’è posto per i vecchi rimbecilliti!”.
Parla di questo, e di molti altri aspetti dell’Italia del dopoguerra “C’eravamo tanto amati”, un film di Ettore Scola, del 1974. Giuro, del 1974.

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