domenica 5 febbraio 2012

Da cosa nasce cosa

Se da quasi un anno, ormai, ho questa rubrica su Metropoli come corrispondente da Berlino, è perché a Novembre 2010, ho risposto alle domande di Debora Pellegrinotti che mi ha intervistato dalle pagine dello stesso giornale.
Chiedo scusa se parlo di me, ma per raccontarvi cosa sta succedendo, devo farlo: nel 2008 ho finito di montare un documentario, “Un giorno in Europa" -nuove forme di emigrazione- e, visto che al tempo l’argomento era ancora di scarsa attualità, per un paio d’anni, mi sono improvvisato distributore di me stesso senza grandi successi.
Poi, all’improvviso, qualcosa è cambiato in Italia, l’argomento è diventato attualissimo su giornali e televisioni, la frase “fuga di cervelli” è diventata un tormentone noto a tutti e che ha spinto (fra i tanti) la giornalista Claudia Cucchiarato a scrivere il libro “Vivo altrove” e a dare vita (insieme a Sergio Nava, giornalista di “Radio 24ore”) al “Manifesto degli espatriati”.
Di lì a poco mi sono ritrovato intervistato dall’ASEI (Archivio Storico Emigrazione Italiana), pubblicato sul “Il Vernacoliere”, intervistato da “Metropoli” e invitato al Puccini di Firenze in occasione di una serata che aveva per titolo “La Toscana è un paese per giovani?” e alla quale cercavano di  dare risposte il rettore dell’università di Firenze Alberto Tesi e il governatore della Toscana Enrico Rossi.
Nello stesso periodo (Ottobre 2010) è iniziato il mio rapporto “e-pistol@re” con l’IIC (Istituto Italiano di Cultura) di Berlino che, dopo qualche difficoltà e una serie d’incontri preliminari, ha finito con l’inserire la proiezione del mio documentario all’interno del ciclo “ L’italiano nel villaggio globale”, che si terrà il prossimo Martedì, 7 Febbraio 2012, presso l’Istituto di cultura qui a Berlino.E sembra che la cosa inizi ad interessare anche gli altri IIC delle città in cui il documentario è stato girato.
Rileggendo come sono andate le cose, dal 2006 (inizio delle riprese) ad oggi, posso dire che:
essere stato in anticipo sui tempi, nel riconoscere che stava accadendo qualcosa di particolare in fatto di emigrazione nel nostro Paese, non ha giocato affatto a mio favore; il fatto che l’argomento sia diventato (e sia ancora) attuale, non fa ben sperare per le sorti dell’Italia e dei giovani italiani. Ho la sensazione che mi toccherà riprendere la telecamera e tornare dagli emigrati a vedere come stanno, dopo tutto questo tempo, nelle loro nuove vite.
Chissà che questa volta non sia il momento giusto.


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