Ero così
piccolo quando ho sentito la storia di “La formica e la cicala” che non ricordo
neanche quando è stata la prima volta. Mi ricordo solo che provavo una certa
tristezza pensando alla formica che d’ estate lavorava duramente, intenta a far
provviste per i momenti difficili, mentre la cicala cantava spensieratamente. E
ancora più triste era la situazione ribaltata, quando, giunto l’ inverno, la
cicala, andando a domandare da mangiare alla formica, si sentiva rispondere:
“Hai cantato tutta l’ estate? E adesso balla!”.
Questa
storia di Esopo ha la sua bella morale, è senz’ altro piena di saggezza, ma è anche cinica e senza mezze
misure.
Recentemente,
parlando dei progetti per l’ estate con alcuni amici tedeschi, più di uno ha
fatto riferimento a Frederich, un topo che era solito “far niente” mentre gli
altri componenti della sua famiglia pensavano a far provviste per l’ inverno e
lo incalzavano con domande tipo: “Perché non aiuti anche tu Frederich?” alle
quali lui rispondeva pacifico: “Sto aiutando, sto raccogliendo i raggi di sole
e i colori dei fiori e le parole
per l’ inverno”. E quando arrivò
l’ inverno e iniziò a scarseggiare il cibo, Frederich cominciò a ristorare la
famiglia con le sue provviste e, raccontando del sole, dei fiori e delle
parole, fece trascorrere serenamente il resto dell’ inverno.
Anche
questa storia di Leo Lionni ha la sua bella morale ed è piena di saggezza, ma
non è affatto cinica. Sembra voler riabilitare quelli che, nonostante le
apparenze, lavorano con gli altri e per gli altri, solo che lo fanno in maniera
diversa, magari con un altro ritmo, in altre forme, ma non per questo in
maniera meno produttiva o meno utile alla società. Credo che il topo Frederich
racchiuda in sè l’ essenza del ruolo dell’ artista e dell’ arte in generale.
Dopo aver letto questa storia, mi
sento di dire che una società è
tanto più civile quanto più considera l’ Arte come qualcosa di
fondamentale e indispensabile, come il pane e l’ acqua. Soprattutto nei momenti
di crisi come quello che stiamo vivendo, dove i primi tagli che si fanno vanno
a discapito dei settori considerati superflui ma che superflui non sono. Anzi.
E poi,
per dirla con Oscar Wilde, “Niente è più necessario del superfluo”.
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