venerdì 13 luglio 2012

"LA FORMICA, LA CICALA E FREDERICH"


Ero così piccolo quando ho sentito la storia di “La formica e la cicala” che non ricordo neanche quando è stata la prima volta. Mi ricordo solo che provavo una certa tristezza pensando alla formica che d’ estate lavorava duramente, intenta a far provviste per i momenti difficili, mentre la cicala cantava spensieratamente. E ancora più triste era la situazione ribaltata, quando, giunto l’ inverno, la cicala, andando a domandare da mangiare alla formica, si sentiva rispondere: “Hai cantato tutta l’ estate? E adesso balla!”.
Questa storia di Esopo ha la sua bella morale, è senz’  altro piena di saggezza, ma è anche cinica e senza mezze misure.
Recentemente, parlando dei progetti per l’ estate con alcuni amici tedeschi, più di uno ha fatto riferimento a Frederich, un topo che era solito “far niente” mentre gli altri componenti della sua famiglia pensavano a far provviste per l’ inverno e lo incalzavano con domande tipo: “Perché non aiuti anche tu Frederich?” alle quali lui rispondeva pacifico: “Sto aiutando, sto raccogliendo i raggi di sole e  i colori dei fiori e le parole per l’  inverno”. E quando arrivò l’ inverno e iniziò a scarseggiare il cibo, Frederich cominciò a ristorare la famiglia con le sue provviste e, raccontando del sole, dei fiori e delle parole, fece trascorrere serenamente il resto dell’ inverno.
Anche questa storia di Leo Lionni ha la sua bella morale ed è piena di saggezza, ma non è affatto cinica. Sembra voler riabilitare quelli che, nonostante le apparenze, lavorano con gli altri e per gli altri, solo che lo fanno in maniera diversa, magari con un altro ritmo, in altre forme, ma non per questo in maniera meno produttiva o meno utile alla società. Credo che il topo Frederich racchiuda in sè l’ essenza del ruolo dell’ artista e dell’ arte in generale. Dopo aver  letto questa storia, mi sento di dire che una società è  tanto più civile quanto più considera l’ Arte come qualcosa di fondamentale e indispensabile, come il pane e l’ acqua. Soprattutto nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo, dove i primi tagli che si fanno vanno a discapito dei settori considerati superflui ma che superflui non sono. Anzi.
E poi, per dirla con Oscar Wilde, “Niente è più necessario del superfluo”.

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